Gheddafy e le sue bodyguards donne
Gheddafi è stato uomo di provocazioni e contraddizioni, non si è mai smentio. In Libia, senza tanti fronzoli, ha usato metodi per niente umani verso gli immigrati e soprattutto verso le immigrate, sottoponendole a violenze allucinanti, si contornava spesso di… donne.
L’harem del Colonnello che amava la platealità è addirittura preposto alla sua sicurezza. Erano le sue bodyguard, amazzoni in uniforme color kaki, scarpe nere, cinturone e basco rosso che hanno fatto cerchio su Muammar anche durante la visita a Roma poco tempo fa. Vegliano su di lui 24 ore su 24. Il perché di questo corpo speciale? Le donne sono più sicure degli uomini, meno inclini a ribellarsi al loro capo e pronte a tutto per lui. Una motivazione che mi fa un po’ rabbrividire...
Già nel 1998 la fidatissima Aisha fece scudo col suo corpo a una pioggia di proiettili diretti a Gheddafi al confine con l’Egitto.
Non mi sembra proprio, in questo caso, che l'emancipazione femminile abbia preso il sopravvento, ciò dimostra di come ancora oggi la donna sia spesso sottomessa a certi tipi di mentalità e "tradizioni"...comunque al di là di tutte le considerazioni e commenti che il fatto può suscitare preferisco inserire l'intervista di una ex bodyguard (Aziza Ibrahim) di Gheddafy, rilasciata alla TV Libanese AL JADIDA.
Intervista ad una ex-guardia del corpo del leader libico Muammar Gheddafi
Qui di seguito presentiamo dei brani tratti da Memri-tv in un servizio su Aziza Ibrahim, ex-guardia del corpo del leader libico Muammar Gheddafi, mandata in onda su Al-Jadid/New TV (Libano) il 27 Febbraio 2011.
Giornalista: "Quale è la relazione fra il villaggio libanese di Ainata e la capitale libica, Tripoli? Ecco una domanda interessante. In questo villaggio, vive infatti una donna, Aziza, che un tempo era la guardia del corpo di Muammar Al-Gheddafi.
"Ad Aziza Ibrahim rimangono solo i ricordi. Oggi, dopo 17 anni dal suo ritorno dalla Libia, la "suora rivoluzionaria", così Gheddafi chiamava le sue guardie del corpo femminili, ha deciso di ammettere che anche lei in passato era stata una di loro.. Non ha alcuna foto per comprovare quello che afferma, ma noi le crediamo, perché conosce più cose di quelle che ci possiamo attendere."
Aziza Ibrahim: "Per prima cosa, le guardie del corpo femminili non si possono sposare. Lui le chiama le ‘suore rivoluzionarie', perché le suore non si possono sposare. Seconda cosa, [la guardia del corpo] deve avere una forte personalità, perché deve poter vivere senza la propria famiglia.
"Lei potrebbe anche dovere uccidere dei membri della famiglia di lui. C'era per esempio una guardia del corpo donna, di nome Jamila Abu Ghneim, che ci incuteva terrore. Lei aveva infatti ucciso il cugino di Gheddafi, il colonnello Hassan Shkeir Al-Gheddafi. Lui aveva alzato la voce contro Muammar durante un litigio, di fronte a noi tutte e lei gli aveva sparato, di fronte a [Muammar] Al-Gheddafi."
Giornalista: "Nel 1982, dopo l'invasione israeliana del Libano, Aziza è andata in Libia, nel quadro di un programma per studenti nasseriani, e lì, come per destino - e per volere dell'agenzia di sicurezza - si è incontrata con Muammar Al-Gheddafi. Nel corso del suo primo viaggio in Cina, lei lo ha accompagnato, come una delle sue guardie del corpo femminili, che lui sceglie ad una ad una."
Aziza Ibrahim: "Le sue vere guardie del corpo... Da notare che ci sono due donne di colore - un colonnello ed un capitano. Le altre dieci sono guardie del corpo come me. Questo viene fatto per mostrare che tutte le sue guardie del corpo sono delle donne. Non devono essere cattive. Lui vuole mostrare che viene protetto da donne e non da uomini e questo fa avanzare lo status delle donne e prova che le donne sono uguali agli uomini in tutti i loro diritti ed i loro doveri.
"Al-Gheddafi ha scritto nel suo Libro Verde: ‘Le donne sono femmine e gli uomini sono maschi. Le donne partoriscono, gli uomini no. Questa è la sola differenza.' Questo è quello che c'è scritto nel Libro Verde."
Giornalista: "Un giorno, le Commissioni Popolari hanno portato Aziza, assieme ad altre guardie del corpo di Al-Gheddafi e ad alcune studentesse, al campus universitario, dove Al-Gheddafi avrebbe dovuto pronunciare un discorso. Quello che è successo lì è inimmaginabile."
Aziza Ibrahim: "Hanno portato degli studenti per impiccarli. C'era uno studente di giurisprudenza, accusato di avere telefonato a qualcuno che conosceva in Iraq. Un altro veniva dalla facoltà di economia. Quel giorno hanno impiccato quattro studenti. Il primo che hanno impiccato non è morto subito. Lo hanno tirato per le gambe finché non è morto. Mentre lo tiravano per le gambe, io stavo seduta sugli scalini. Non riuscivo a sopportare [questo spettacolo].
"Alle due del mattino sono entrati nel luogo dove vivevamo e hanno detto: vieni all'impianto sportivo. Ci hanno preso così come eravamo e ci hanno portato in un locale chiuso dell'impianto sportivo. Hanno giustiziato 17 studenti - per fucilazione e non per impiccagione, 17 studenti - di fronte ai nostri occhi. In un locale chiuso i suoni sono differenti. Non ti veniva concesso di urlare. Dovevi [invece] urlare inneggiando, perché questi erano dei traditori. [Ma] uno di loro non era un traditore, [la sua colpa era di avere] un cugino pilota, che aveva disertato. Siccome non avevano potuto prendere suo cugino avevano preso lui al suo posto."
Giornalista: "Aziza viene colta dall'emozione quando vede l'uomo in verde, che una volta proteggeva a rischio della sua stessa vita. Lei non si augura semplicemente che muoia, ma dice che se fosse ancora la sua guardia del corpo, lo ucciderebbe lei stessa." [...]